Lo scenario internazionale è dominato dall’emergenza sanitaria. Le necessarie misure di contenimento del Covid-19 stanno causando uno shock generalizzato, senza precedenti storici, che coinvolge sia l’offerta sia la domanda. Lo rileva l’Istat nella nota mensile di marzo. Secondo l’Istituto di statistica, comunque, in uno scenario “caratterizzato dall’estensione delle misure restrittive anche ai mesi di maggio e giugno, la riduzione dei consumi sarebbe del 9,9%, con una contrazione complessiva del valore aggiunto pari al 4,5%”. La limitazione delle attività produttive fino alla fine di aprile determinerebbe invece, su base annua, “una riduzione dei consumi finali pari al 4,1%”, si spiega. Risultano sospese le attività di 2,2 milioni di imprese (il 49% del totale, il 65% nel caso delle imprese esportatrici), con un’occupazione di 7,4 milioni di addetti (44,3%) di cui 4,9 milioni di dipendenti (il 42,1%).
A causa del coronavirus sono previsti oltre 420mila occupati in meno per il 2020. La stima arriva da Unioncamere, in particolare dall’aggiornamento realizzato a marzo del modello di previsione dei fabbisogni occupazionali delle imprese private dell’industria e dei servizi. Si tratta di “uno scenario di crisi senza precedenti”. Le stime presentate considerano uno scenario intermedio di progressiva uscita dalla crisi e di ripresa delle attività entro il mese maggio, senza tener conto degli effetti delle misure a sostegno dell’economia che saranno attivate a livello nazionale ed europeo, che sono ancora in via di definizione. Nel 2020, dunque, al netto dei lavoratori che beneficeranno della cassa integrazione guadagni, si stima un calo dello stock di occupati dei settori dell’industria e dei servizi, in media annuale, di 422mila unità rispetto al 2019 (-2,1%). Infatti, si prevede per gli indipendenti una riduzione di 190mila unità (-3,4%) e per i dipendenti privati di 232mila unità (-1,6%). Dall’analisi dei comparti produttivi si evidenzia una flessione stimata di 113mila unità nell’industria e di circa 309mila nei servizi. Il turismo risulta il settore maggiormente in sofferenza, con un calo stimato di 220mila occupati, ma si prevedono ampie flessioni anche per le costruzioni (-31mila unità), la moda (-19mila), la metallurgia (-17mila).