In commissione Attività produttive è stato definito l’iter per rivedere le liberalizzazioni di Monti sugli orari di apertura degli esercizi commerciali. Si va verso le chiusure festive e domenicali con possibilità di alcune deroghe che verranno definite nelle prossime settimane. Due le proposte di revisione della disciplina degli orari dei negozi presentate in Commissione attività produttive alla Camera. Nella versione a firma Saltamartini (Lega) sono le regioni, sentiti gli enti locali, a mettere a punto il calendario ma le uniche deroghe concesse sono quattro domeniche di dicembre e altri 4 giorni (fra domeniche e festivi) nel corso di un anno. Nella versione M5S spetta sempre alle regioni stabilire le nuove regole prevedendo dei turni fra i negozi che però non potranno essere aperti per più di una domenica al mese. “La proposta di limitare le domeniche di apertura nei giorni festivi è un ritorno al passato. Regolamentare sì ma l’anacronismo danneggia l’economia”. Lo scrive in una nota il presidente della FAPI (federazione autonoma piccole imprese) Gino Sciotto, a proposito della proposta di legge sul lavoro domenicale e festivo. “È una vicenda molto delicata – sottolinea Sciotto – ma tornare indietro dopo anni di liberalizzazione è complicato e sembra in questo momento un anacronistico ritorno al passato. È impensabile immaginare ristoranti, bar o lavori prettamente stagionali chiusi in queste giornate come è impensabile immaginare i centri commerciali o attività simili chiuse nelle giornate domenicali e festive. Sicuramente bisogna intervenire per tutelare i lavoratori e il personale ma bisogna verificare come la proposta andrebbe ad impattare sul mondo del commercio. Chiediamo, dunque, al Sottosegretario – invita Sciotto – a convocare le organizzazioni di categoria per individuare le giuste iniziative e trovare una quadra che permetta alle aziende di non perdere fatturato in un momento economico già difficile”.
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